La fotografia fissa momenti di storia, luci e ombre della vita, sfumature della natura, di un monumento o di una strada; essa blocca il tempo con un clik e ogni fotogramma è unico. Chi scatta una foto vuole catturare un’ emozione: quella di quell’ istante. Si fotografa di tutto cercando di fermare i momenti migliori, quelli che possono arrivare all’anima, non solo di chi scatta ma anche di colui che un giorno poserà lo sguardo su quell’immagine.
Perché dunque fotografare luoghi abbandonati?
C’è chi trova la “bellezza nell’abbandono”. C’è anche chi vuole dare “spazio” all’abbandono.
Nemmeno io , guardando la foto di una casa diroccata, riuscivo a capire, un tempo, cosa ci fosse di interessante in quello scatto. Cambiai idea quando mi ritrovai in un paese abbandonato. Lì, il passato mi ha accolto e ho avvertito che, in silenzio, sperava di essere svelato.
Certi luoghi hanno la loro storia sul web, per altri è ancora da scrivere o non sarà mai scritta. Io cerco di tratteggiarla stabilendo un rapporto con i dettagli che mi si presentano.
Capita di trovare: calendari di decenni or sono, pubblicità appese alle pareti, disegni di bambini, armadi colmi di vestiti, letti con lenzuola ben tese ma anche, al contrario: armadi distrutti o saccheggiati, materassi sudici, lattine abbandonate, vetri ovunque, foglie secche e piante che si fanno strada prepotentemente attraverso ogni crepa.